21.9 C
Roma
domenica, 4 Giugno 2023

Una femmina

Da non perdere

La forza è la famiglia

Il cosentino Francesco Costabile presenta al Globo d’oro il suo esordio come regista nel lungometraggio “Una femmina”, interessante affresco delle donne della ‘Ndrangheta.

Di MariaChiara Petrassi*

Una femmina è dedicato “a tutte le femmine ribelli” e “a tutte le vittime della ‘Ndrangheta”, nonché “ispirato a storie e fatti realmente accaduti”: è la frase che appare nelle prime sequenze del lungometraggio di Francesco Costabile; la tensione è percepibile e sale gradualmente.

La scelta registica del fuorifuoco di metà dello schermo delle scene iniziali, ci trasporta in un mondo parzialmente inconoscibile e “intimo”, la parola che utilizza il regista per descrivere la sua opera prima che parla e descrive la sua terra d’origine, la Calabria, le tematiche di genere e i legami di sangue che accompagnano la sua scrittura e tutto il suo percorso.

La femminilità ribelle

Rosa (l’esordiente e bravissima Lina Siciliano) vive con la famiglia composta da zia Rita, la nonna Berta, il cugino Natale e il “padre-padrone” zio Tore, maschilista e tradizionale. Da bambina, Rosa ha assistito ad un evento traumatico che la sua stessa famiglia poi, le ha imposto di rimuovere: la morte di sua madre, uccisa per non aver rispettato le norme di omertà. Un silenzio imposto da una Calabria rurale affiliata alla criminalità organizzata. La ragazza crescendo, mal sopporta l’opprimente pesantezza di quel regime così sbagliato e ingiusto che fa nascere in lei uno spirito di loquace ribellione, contrapposto al silenzio al quale era costretta la madre. Una femminilità ribelle che la porterà a delle decisioni estreme ed irreversibili.

I legami di sangue

“La mentalità ‘ndranghetista va di pari passo alla mentalità riservata calabrese”, spiega Costabile. Ci sono delle dinamiche familiari molto profonde, questo senso di legame di sangue nelle famiglie calabresi c’è in tutte le famiglie, e particolarmente in quelle affiliate alle cosche.

Paradossalmente, il film è stato girato in un’area in cui non si riscontra una criminalità associata, anche se la sua presenza si avverte con più forza avvicinandosi verso la costa. Nonostante ciò, durante le riprese è stata riscontrata una “resistenza” non di tipo concettuale ma propriamente culturale e psicologica.

La forza della ‘Ndrangheta è proprio la famiglia, poiché si basa su una simbiosi carnale ed è proprio questa connessione che le ha permesso di diventare una delle organizzazioni criminali più impenetrabili e potenti nel mondo.

Il ruolo delle donne è fondamentale in queste dinamiche, in quanto considerate come Vestali dei nuclei famigliari. Nel lungometraggio è proprio la nonna ad avere questo compito ed è lei che crescerà e sacrificherà Rosa obbligandola a sposarsi con un mafioso di cui rimarrà incinta.

“Senza uomini noi non siamo nulla” afferma la nonna Berta, sarà Rosa ad interrompere questo dannato cerchio e lo farà con sua figlia, promettendole e rivendicando che non avrà il suo stesso destino.

Collaboratrici di giustizia o vittime

Nelle conclusioni dell’incontro sia Francesco Costabile che Lina Siciliano pongono l’attenzione su un binomio fondamentale, collaboratrici o vittime?

Nel libro di Lirio Abbate, anche co-autore della sceneggiatura, è presente questa dicotomia: quando le donne hanno testimoniato contro i loro mariti, la loro famiglia, frequentemente sono state uccise. “La ‘Ndrangheta non ha mezze misure, o scegli il legame di affiliazione o muori. L’unica via d’uscita e di speranza è lo Stato” afferma la Siciliano.

Lina, infine, ci spiega come alcune donne costrette in famiglie patriarcali e divergenti, dopo aver visto il film abbiano trovato la forza e la determinazione di abbattere queste restrizioni, scappando e rompendo definitivamente le catene che le trattenevano.

Uccidere i propri mostri. Questo non deve avvenire necessariamente con la violenza, bensì affrontare e guardare negli occhi quei demoni, è già una profonda vittoria. “Una femmina” ci restituisce un mondo con degli obiettivi compiuti e la speranza di voler trasmettere questo messaggio universale, rivolgendolo ad ogni donna, non solamente alle donne calabresi.

* Petrassi è una giornalista pubblicista

In concorso nell'anno: 2022

Incontro in sede con il regista: Francesco Costabile

e l’attrice Lina Siciliano

Data (e numero) del incontro: 19 maggio 2022 (23)

Attore protagonista: Fabrizio Ferracane

Attrice protagonista: Lina Siciliano

Sceneggiatura: Liro Abbate, Serena Brugnolo,

Adriano Chiarelli, Francesco Costabile

Fotografia: Giuseppe Maio

Musica:Valerio Camporini Faggioni

Distribuzione: cinema (Medusa)

 

Articolo precedente
Articolo successivo

Ultimi inserimenti