“‘Gli anni amari’ è una ricostruzione storica”

Gli anni amari

“‘Gli anni amari’ è una ricostruzione storica”

Incontro streaming con Andrea Adriatico (regista) 
di "Gli anni amari"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“La libertà sessuale si trovava a portata di mano e poi si è infranto contro un’attualità che è quella contemporanea fatta di separazione e distanza.” Questo è quanto ha detto il regista Andrea Adriatico durante l’incontro virtuale il 6 maggio 2021 con i membri della giuria del Globo d’Oro.

Come sarebbe oggi Mario Mieli: la sua figura è ancora attuale?

Andrea Adriatico: “È un personaggio dimenticato per troppo tempo, che solo ora anche all’estero si comincia a riconsiderare. Ha sicuramente incrociato tutta la cultura di quel periodo ed è incredibile come quella società fosse molto più liberale della nostra. Ho rintracciato e usato nel film, mischiandolo con immagini attuali, un documento della Rai nel quale si vede Mieli, in abiti femminili, intervistare gli operai dell’Alfa Romeo di Arese sulla sessualità. Le risposte sono sorprendenti. Oggi non so se un fatto del genere sarebbe possibile.”

Mario si suicida nell’anno 1983, proprio nel mese in cui sta per uscire in Italia la prima notizia sul cancro gay, e cioè l’arrivo del AIDS che è uno spartiacque per quello che riguarda le mutazioni che sono venute da qual momento in poi, la separazione, il sospetto dell’altro, la paura della diversità, in qualche maniera gli anni 70 sono stati proprio questo: una fase di passaggio in cui il progetto felicità sembrava a portata di mano anche il progetto libertà sessuale si trovava a portata di mano e poi si è infranto contro un’attualità che è quella contemporanea fatta di separazione e distanza.”

Da dove nasce  l’idea di un film su Mieli?

“Perché è una figura chiave della nascita del movimento omosessuale anche se il film non è rivolto particolarmente alla comunità gay. Mieli in realtà interpreta trasgressioni e sogni degli anni ’70. poi, in questo momento storico è inevitabile immaginare la forza che ha il film biografico, c’è molto bisogno di ricostruire e riflettere su se stessi e sulla propria storia.

c’è un’attenzione a dei personaggi che hanno attraversato il nostro passato

Non a caso le ultime esperienze dei film italiani si Craxi, Ligabue, ecc. quindi c’è un’attenzione a dei personaggi che hanno attraversato il nostro passato. Di sicuro Mario Mieli à un personaggio che è stato dimenticato e quindi in qualche modo occorre ripensare a quelle marginalità che hanno fatto la nostra storia perché seppur misconosciuto e caduto nel dimenticatoio Mario Mieli è stato un personaggio di straordinaria importanza.”

Come si è documentato per questo film?

“Attraverso una meticolosa raccolta di testimonianze. Non c’è praticamente nulla di inventato ed è un’opera corale in senso autentico. A me interessava realizzare una ricostruzione storica destinata al maggior numero di persone possibili. Ho incontrato anche la sorella di Mario che mi ha raccontato delle cose molto interessanti.”

Da dove nasce il titolo?

“Nasce da una riflessione. Poco prima che Mieli si suicidi nell’83, esce sulla rivista Frigidaire il primo reportage sull’Aids. È come una stagione che si chiude… Lui era un personaggio al di fuori degli schemi e spesso in polemica con il movimento gay. Non combatteva per la libertà degli omosessuali ma di tutti. Quindi gli anni amari sono questo, il passaggio, come l’amarezza, da un’idea, una prospettiva, una possibilità di felicità, di liberazione sessuale, di grandi potenzialità dell’essere umano, alla doccia fredda di un’epoca che è quella che segue subito dopo e che riporta tutto nei dogmi e nei ranghi di una normalità infelice.”

Lei è stato anche attaccato por questo film, vero?

“In realtà sono stato attaccato per la scelta del soggetto. Per esempio da destra si è scritto, forzando pagine del suo libro che Mario Mieli era un pedofilo. E ancora oggi è scomodo perché, ripeto, lui era uno specchio di quelli anni: è l’attraversamento di un’epoca, di quei vitali, difficili, creativi, dolorosi e rimossi anni ’70. È anche la rievocazione di un necessario movimento per i diritti, come quello omosessuale, che doveva inventare forme nuove per farsi riconoscere. Ed è soprattutto il ritratto di un ragazzo la cui genialità, la cui libertà interiore e la cui gioia di vivere erano troppo intense per il mondo che lo circondava.”

Lei ha ricevuto il Basilicata Cinema Movie Award per il suo impegno nei diritti civili. Anche questo è un film di impegno sui diritti civili, quindi lei si vuole specializzare in questa categoria o possiamo vederla anche in altri impegni meno ‘impegnati’?
“Ma no, io non credo e le potrei rispondere in tutti e due modi: le dovrei dire perché è difficile, bisogna sempre cercare di sfuggire alle etichette, in realtà io mi conosco eccome, e come dicevamo all’inizio ho fatto il giornalista per tanto tempo, quindi conosco molto bene che cosa mi appassiona: mi appassiona il reportage, mi piace il racconto; lo faccio nel teatro, nelle programmazioni che faccio, perché quello che mi interessa è vivere il tempo in cui sono.

Questo è un tempo che ha bisogno di battaglie

Questo è un tempo che ha bisogno di battaglie, secondo me, su delle questioni di diritti e di libertà e ne ha bisogno estremo, urgente, immediato in ogni manifestazione della propria esistenza. Me ne rendo conto anche la mattina, quando ci sono i ragazzi dell’Accademia di Belle Arti di Roma da due anni appiccicati ad uno schermo, anche questo è un atto di rivendicazione, perché va ricostruito un tessuto per una generazione che sta scoppiando, e che molto spesso viene dimenticata lì, quindi anche in queste cose c’è bisogno di una dinamica che ci riporti davanti al tema di chi siamo e come vogliamo vivere.

C’è un’unica cosa che ho imparato in maniera molto forte dalla lezione del ’77: che è l’ultimo movimento politico studentesco che ha messo al centro il diritto alla felicità. È un tema che è completamente scomparso dal nostro obiettivo filosofico di base e io voglio rivendicare il diritto allo star bene, quindi farò film con quell’obiettivo lì.”

Sul fatto di rivendicare il diritto alla felicità, allo star bene, ha nel cassetto altri progetti in questo senso?
“Sì, sì, sì. Sto girando un film a cui tengo moltissimo che è dedicato… questo è davvero un’anteprima che vi do… che è dedicato un autore amatissimo in Italia anche questo semisconosciuto di cui quest’anno ricorrono i trent’anni dalla morte che è Pier Vittorio Tondelli, che è stato un autore fondamentale per la cultura italiana negli anni ’80 e ’90 ed è tutto un altro lavoro, nel senso che non sarà un lavoro di questo tipo, come questo del film su Mario Mieli.

Però è un lavoro che mi appassiona moltissimo e si chiamerà ‘La Solitudine è Questa’, quindi c’è un gioco sulla solitudine, su un tema chiave che è la solitudine rispetto al tempo, al momento che stiamo attraversando. Questo è il mio progetto e lo sto girando con Tobia De Angelis, che è anche il co-protagonista degli Anni Amari.”

A proposito di attore… il ragazzo come si è preparato per questa prova? Lui è giovane, ho visto che ha fatto qualche esperienza soprattutto teatrale, però non credo che abbia una così grande esperienza considerata la giovane età. E come è stato scelto.
“No, no non l’aveva. Come è stato scelto è una domanda carina. Allora: doveva girarlo un altro attore: eravamo molto avanti con la preparazione. Poi, avevo scelto volutamente un attore eterosessuale, proprio per il discorso che facevamo prima che non c’è motivo poi di accanirsi sul tema dell’omosessualità. Poi, io credo quando uno fa l’attore può fare qualsiasi tipo di ruolo. In realtà mi sono sbagliato profondamente, perché questo attore a un certo punto ha detto “non è per me” e se n’è andato.”

S’è tirato indietro? A questo punto vogliamo il nome di questo attore che temeva di mettere in dubbio la propria mascolinità!
“Certo che non lo dirò. A un certo punto è ripartita la caccia all’attore ed è stato il produttore Saverio Peschechera che mi ha chiesto di vedere questo ragazzo, che in realtà non faceva l’attore: faceva semplicemente delle animazioni in discoteca, però mi ha detto “guarda che somiglia tantissimo, ha proprio il fisico giusto!”. Lui ha fatto un provino con tanti altri, e devo dire che anche Nicoletta Mantovani si è innamorata di lui e hanno visto giusto.

Nicola è stato strepitoso

Io ero ancora un po’ frastornato perché era appena successa questa cosa… ho lavorato tantissimo con quest’altro attore, quindi, come dire, era stato uno shock abbastanza, non posso negarlo, questo rifiuto, anche perché andava contro tutte le mie visioni idilliache: “Non c’è problema! Perché mai non dovrebbero fare qualsiasi ruolo?” E invece non è così, e quindi è arrivato Nicola.

Nicola è stato strepitoso, non è stato facile perché ovviamente non aveva competenze di set, quindi è stato accompagnato per mano in maniera molto dura alle volte… però penso che sia che abbia reso onore a quel personaggio che sì, veramente molto, sia stato molto generoso nella realizzazione di tutto, di come si è preparato, di come ha affrontato…anche semplicemente della piccola ricerca vocale che ha fatto, perché Nicola è esattamente l’opposto di Mario Mieli. Cioè, Mario Mieli arriva dalla Lombardia borghese molto sofisticata, e Nicola arriva invece dalla periferia romana più degradata. Quindi due situazioni completamente diametralmente in contrasto però è stato veramente molto bravo, gli auguro veramente che possa continuare a fare questo mestiere come spero.”

Questo film sarà venduto all’estero?
“Sì. Ha un distributore straniero. Il film è già uscito in Francia, negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Polonia. Forse dimentico anche qualche Paese, ma è uscito in molti paesi, è uscito in moltissimi festival, è uscito anche in dvd sia in Francia che negli Stati Uniti che in Germania. Tra l’altro… bellissima questa cosa… sto collezionando i dvd, perché tutti scelgono copertine diverse, immagini diverse… è abbastanza divertente questo aspetto però sì, è molto distribuito all’estero. Il fatto, le dico, è che per essere un film indipendente è un film che sta facendo dei bei numeri comunque! Non è uscito in Germania, ma sì in Olanda in un festival.”

Lei ha prima detto che uscirà un dvd o un cd con tutte le interviste quando uscirà e sarà tipo un documentario sarà un tavolo grezzo, come sarà?
“È un montato documentaristico che ha un titolo: “La Faraona”, perché appunto lui scrisse questo romanzo che si chiama “Il Risveglio Dei faraoni” e si identificava con la grande tradizione dei faraoni proprio per questa sua passione sfrenata per le per le origini del padre, che veniva dall’Egitto.

Sono gli anni in cui tutto sembrava possibile e non lo era

C’è questo titolo che raccoglie proprio montate, e con un lavoro di montaggio molto accurato che non ho fatto io, ma l’ha fatto il coautore del film Stefano Casi proprio perché io avevo bisogno di distanziarmi. Tutte le interviste le ho girate io, ma la direzione del montaggio l’ha fatta lui e uscirà a breve e cioè un’ora e mezzo di racconto, dove ci sono tutti quelli che raccontano gli episodi che hanno fatto, e che poi hanno generato la realizzazione del film, perché non c’è niente di inventato, cioè la ricostruzione che è stata fatta di sceneggiatura è stata quella classica di ‘atmosferizzare’ una narrazione fatta ma tutti gli episodi sono proprio racconti reali.

Dopo che Lei, possiamo dire ha “studiato” il personaggio di Mario Mieli, ci può raccontare chi era veramente? 

“Mieli era un genio, che ci ha sedotto, come riusciva a sedurre tutti coloro con cui entrava in relazione. Ma era anche un ragazzo immerso in una profonda solitudine, quella in cui aveva costruito la sua bolla di sopravvivenza e quella in cui era relegato da chi lo considerava troppo snob o troppo scomodo; la solitudine di chi ha imparato a farcela da solo per sopravvivere a dispetto di tutto e tutti, e la solitudine in cui si è ritrovato per l’ennesima volta quel giorno di marzo dell’83 in cui, a soli 30 anni, ha deciso di togliersi la vita.

Gli anni amari sono tutto questo. Sono gli anni in cui tutto sembrava possibile e non lo era. Sono gli anni lontanissimi del nostro passato recente. Sono gli anni di un ragazzo che ha vissuto – con la sua aliena dolcezza – l’amarezza di un’esistenza simile a quella di nessun altro. Si chiamava Mario. O, se preferite, Maria.”

 

“Gli anni amari” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, edizione 2020-2021.