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domenica, 4 Giugno 2023

“La mia ‘Isola delle Rose’ è nata su Wikipedia”

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“La mia ‘Isola delle Rose’ è nata su Wikipedia”

Incontro streaming con Sydney Sibilia (regista) 
di "L'incredibile storia dell'Isola delle Rose"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“Grazie a Netflix siamo riusciti a fare un film in lingua italiana con un budget che di solito si usa per lungometraggi di livello internazionale.” Questo è quanto ha detto la regista Sydney Sibilia durante l’incontro virtuale il 3 marzo 2021 con i membri della giuria del Globo d’Oro.

Questa Repubblica creata a 500 metri dalle acque territoriali italiane, lei ha deciso di interpretarlo in una chiave quasi fiabesca e satirica, non è così?
Sydney Sibilia: “Non faccio tutto questo in maniera consapevole, cerco di raccontare storie come se stessi a cena con degli amici. Le parti meno assurde erano quelle inventate da me, per ridurre il tutto, ma non ho cercato una chiave particolare, anzi inizialmente volevo fare un film più serio e drammatico, invece è venuta una commedia. Il rapporto con la politica mi sembrava divertente, ed è la parte che a me diverte di più. Alla fine questa Repubblica era un baretto, nulla di più, eppure ha fatto arrabbiare tantissima gente.”

Come le è venuta l’idea?
“Intercettata per caso su Wikipedia. Mi è apparsa la notizia, ho esplorato, pian piano ho cominciato a riflettere sulla storia, ho approfondito altre cose, e più leggevo più mi appassionavo. Poi ho conosciuto proprio lui, Giorgio Rosa, l’ingegnere, che mi ha divertito un sacco, aveva un carisma gigantesco, nonostante ciò non si prendeva molto sul serio e ho pensato di fare un film che non si prendesse altrettanto sul serio. Aveva ancora le penne nel taschino, perché era ingegnere e lui ci teneva a dirlo, e in qualsiasi momento poteva disegnare un progetto.”

Il cinema italiano è ancora molto analogico

Quanto c’è di riprese dal vivo e quanti effetti speciali?
“Bella domanda, metà e metà direi. Il cinema italiano è ancora molto analogico, la storia volevo fosse più analogica possibile. L’isola è totalmente ricostruita a grandezza naturale, solo abbellita un po’, eravamo a Malta, usando studi acquatici, è una gigantesca piscina a picco sul mare e crea l’illusione ottica del mare aperto, perché non ha bordi. Ci hanno girato i Pirati dei Caraibi, Captain Phillips, molte produzioni americane insomma. Però la parte analogica era indispensabile, perché mi serviva qualcosa di tangibile cui aggrapparci.”

Pare che il vero ingegnere Rosa avesse anche delle idee politiche, “né con gli USA, né con Russia”. Ma in questo film non si parla di politica. L’ha omessa apposta?
In realtà non ho omesso nulla, ne hanno parlato tanto dell’aspetto politico ma la persona che ho conosciuto io era totalmente sui generis, aveva una grossa componente anarchica, come indole dico, era fuori dagli schemi, faceva fatica a incanalarsi in qualsiasi corrente, tant’è che voleva crearsi un mondo tutto suo e lo ha fatto. Era una persona intelligentissima ed è stata la molla che mi ha spinto a fare il film. Era odiato da tutti, le interrogazioni parlamentari dell’epoca erano tutte contro di lui, non un politico ne parlò bene, nessuna fazione politica era dalla sua parte. Ma a me non ha mai parlato di precisi suoi orientamenti politici.”

Questa struttura sul mare è stata costruita appositamente?
“L’abbiamo costruita tutta, in una prima fase per vedere come sarebbe venuta, poi smontata perché nel film dovevamo far vedere che veniva costruita dal nulla. Quindi l’abbiamo costruita e poi smontata svariate volte, e per farlo abbiamo lavorato molto con gli ingegneri appunto. La piscina è assolutamente comoda, perché si svuota e si riempie agevolmente.”

Ha avuto modo di conoscere e consultare alcuni dei diretti protagonisti della vicenda?
“L’ingegnere l’ho incontrato, anche se alcuni suoi progetti li aveva anche buttati, un peccato. Però alla fine ho parlato solo con lui, la storia era talmente bella di per sé che allontanarsene sarebbe stato un peccato. Alcuni degli attori si sono incontrati coi personaggi veri, alcune scene sono state assolutamente esilaranti. L’ingegnere l’ho conosciuto nel 2015/2016, poi è venuto a mancare prima che il film uscisse, purtroppo. L’ha visto il figlio.”

L’ingegnere è venuto a mancare prima che il film uscisse

Il film è nato prima del Covid? Quanto ha inciso il Covid sulla produzione e la distribuzione?
“Abbiamo girato prima, nell’estate e autunno 2019. Montato durante la pandemia, con sistemi di montaggio in remoto assolutamente efficaci. Netflix è intervenuta tempestivamente già da fine febbraio, quando si è capito l’aria che tirava, per poter lavorare da subito in remoto, dunque la produzione non ne ha affatto risentito. La copia per la sala io l’ho preparata, non appena aprirà un cinema io vorrò assolutamente farla vedere, ci ho lavorato tanto, ma sono lavorazioni diverse, per le piattaforme e per le sale cinematografiche.”

Far uscire il film in streaming è stata una scelta sofferta o aveva già previsto di utilizzare una piattaforma per distribuire il tuo film? Come si è trovato? Ci sono differenze nella lavorazione di un film per Netflix, rispetto a lavorare per un film destinato alla sala?
“Il film era già Netflix, lo abbiamo girato con questa consapevolezza, e Netflix stessa doveva occuparsi dell’uscita in sala. Io mi sono trovato bene, le differenze sono solo tecniche, in sala c’è un altro tipo di suono, le tecnologie differiscono tra loro, e così via. Cambia sicuramente la fruizione, la visione collettiva da quella singola.”

Come ha scelto l’attore? E cosa ha inventato?
“Ho scelto Elio Germano che è entrato nel progetto mentre ancora lo stavo scrivendo. L’ho chiamato per raccontargli tutta la storia, l’ho tenuto 4 ore al telefono e alla fine ha detto sì per sfinimento. È sempre la mia versione del personaggio, a metà strada tra la mia idea e quella di Elio Germano. La curiosità e il modo pratico con cui approcciava le cose erano sicuramente di Giorgio Rosa.”

le cose mitiche finiscono sempre improvvisamente

Come avrebbe voluto che finisse questa avventura?
“A me come finale piaceva questo. Per Giorgio Rosa invece era molto doloroso. Nel film ho accorciato molto la storia, prima c’era stata un’occupazione, poi un primo bombardamento, poi una mareggiata che ha distrutto l’isola. Però alla fine era solo un simbolo, l’isola intendo, un qualcosa che doveva esistere solo d’estate, d’inverno chi ci sarebbe mai andato? E le cose mitiche finiscono sempre improvvisamente.”

Dopo questa esperienza sono state estese le acque territoriali?
“Sì, a 12 km. Ci sono stati altri esperimenti del genere, ma loro non li hanno bombardati.”

Come avete dovuto cambiare il vostro modo di lavorare per colpa della pandemia? E come pensate di far tornare il pubblico al cinema, con prodotti diversi?
“Il modo di lavorare è cambiato perché c’è una pandemia e quindi dobbiamo seguire protocolli specifici, usare mascherine, test continui, facciamo tamponi anche due volte la settimana per mettere in sicurezza tutti, il distanziamento e così via. Va tutto un po’ a rilento ma almeno va avanti. Comunque speriamo riaprano presto le sale. La sala è fatta soprattutto di progettualità, tu sai cosa accade tra due o tre anni, ma se ora non sappiamo in che mondo saremo tra tutto questo tempo, è difficile muoversi. La commedia è sempre una satira di ciò che accade, ma se non sai cosa accade non è facile scherzarci su e sdrammatizzare.”

Ha pensato mai che stava dando forma cinematografica a la celebre “Una risata vi seppellirà”?
“Il 1968 è stato raccontato tantissimo al cinema. Io non volevo raccontare un ’68 diverso, stavo solo raccontando una storia. La cosa che mi divertiva è che nonostante il ’68 fosse drammatico e violento in alcuni frangenti, c’erano ragazzi a Rimini, anche ingenuamente, che avevano costruito un vero nuovo mondo, forse migliore, e questa idea mi affascinava molto: rimboccarsi le maniche e darsi da fare è molto meglio che spaccare tutto.”

Che budget avevate e quali sono i prossimi progetti?
“Stiamo girando con Edoardo Leo un nuovo film, secondo me bellissimo ma sono di parte. Il 18 marzo esce un film su RaiUno che abbiamo prodotto, un biopic sul mio cantante preferito, Renato Carosone. “L’isola delle Rose” è costato tanti soldi, non è stato semplice, ma grazie a Netflix siamo riusciti a fare un film in lingua italiana con un budget che di solito si usa per lungometraggi di livello internazionale.”  

“L’incredibile storia dell’Isola delle Rose” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, edizione 2020-2021.

 

 

 

 

 


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