‘L’agnello’ è un film punk agro-pastorale

‘L’agnello’ è un film punk agro-pastorale

Incontro streaming con Mario Piredda (regista) 
e Nora Stassi (protagonista) 
di "L'agnello"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“C’erano alcuni film ambientati in Sardegna, ma solo ora, con le nuove generazioni, ci si avvicina a quest’arte.” Questo è quanto ha detto il regista Mario Piredda  durante l’incontro virtuale il 17 febbraio 2021 con i membri della giuria del Globo d’Oro.Hanno partecipato anche l’attrice Nora Stassi e l’attore Luciano Curreli.

Nora, tu non avevi mai recitato. Come sei stata scoperta?
Nora Stassi: “Ero in un bar con degli amici, vedo una ragazza che mi guardava, non sapevo cosa volesse, ma dopo un paio d’ore si è avvicinata per chiedermi se volevo fare un provino per un film, io le ho risposto: “Ti posso abbracciare?!”. Ero già appassionata di teatro, ma non pensavo mai di poter essere scritturata così. Non ho mai fatto una vera e propria scuola di recitazione, ho fatto dei corsi qui in Sardegna, ma di venti giorni, in estate.”

L’agnello si vede all’inizio e alla fine del film, è un caso o no?
Mario Piredda: “Assolutamente non è un caso, il film è seminato di segni e metafore, ma quasi mai mi piace svelarle. È semplicemente il ciclo della vita, quando un agnello viene tosato è l’inizio di una nuova vita, lasciandosi alle spalle il passato. Questo è ciò che ho pensato, mettendo all’inizio il parto dell’agnello e alla fine la tosatura. Inoltre la protagonista aiutava il padre a rasarsi, perché stava perdendo i capelli, dunque è anche un ricordo di suo padre.”

In Sardegna si possono trovare tante storie

Il film è basato su una storia vera?
Mario Piredda: “No, anche se è un po’ la normalità in Sardegna, dove si possono trovare tante storie simili. A me interessava la storia d’amore tra un padre e una figlia in un territorio particolare, in Sardegna c’è il 60% di tutto il demanio militare italiano, che ha sottratto porzioni di territorio alla popolazione per la sperimentazione di armi belliche, sparsi per la Sardegna ci sono tutti questi luoghi per esperimenti militari. Ho letto tantissimo sull’argomento, ho intervistato molte persone, dieci anni fa in un mio corto avevo trattato l’argomento, e non lo avevo digerito bene, ecco perché nel mio esordio in un’opera prima ho voluto riaffrontarlo. È un film punk agro-pastorale, così mi piace chiamarlo.”

Qual è questo elemento punk nel film? Nora sei tu? Come ti descriveresti?
Nora Stassi: “Sì, forse sono io, una ragazza punk, forte e determinate ma con una sensibilità grezza, da lavorare, sta quasi per diventare una donna ed ha alcune emozioni che non riesce a ponderare bene. Credo di esserlo anche nella vita, forte nonostante le mie fragilità.”

Nora abbiamo alla fine scovata in un bar

Come sono stati scritti i personaggi di padre e figlia?
Mario Piredda: “Sono personaggi completamente inventati, la sceneggiatura è durata moltissimo tempo, stavo cercando qualcosa, anche personaggi nuovi, ma li volevo autentici e sardi. Per quanto riguarda Luciano (Curreli, ndr) mi sono ispirato ad alcuni amici che sono esattamente come lui. Per Nora abbiamo girato in lungo e in largo, dai concerti al parrucchiere, sapevo che c’era da qualche parte ma non riuscivo a trovarla, alla fine l’abbiamo scovata in un bar. In Sardegna si parlano tantissime lingue diverse, io volevo che la famiglia fosse della stessa zona e parlasse dunque un solo idioma, e non è stato facile.”

Nora, come ti sei trovata col tuo papà cinematografico?
Nora Stassi: “Dai provini non ero sicurissima, ma quando mi sono trovata sul set il primo giorno di riprese non so spiegare cosa è successo, mi sono sentita con una persona che poteva essere mio padre e anche mio amico, ho trovato una persona straordinaria che ascolta. Mi ha aiutata tanto come attrice. Lui dice sempre che non ha una figlia, ed ora ne ha una ma senza effetti collaterali, ossia che non gli chiede soldi o altro. E io non avendo il papà per me è stato un vero regalo. Tutt’ora si preoccupa per me, di cosa faccio, e quando ho un problema lo chiamo.”

Al Globo concorrono già due film sardi (l’altro è “Assandira”). E’ una rinascita della scena cinematografica sarda?
Mario Piredda: “Io direi piuttosto una nascita. C’erano alcuni film ambientati in Sardegna, ma solo ora, con le nuove generazioni, ci si avvicina a quest’arte. Io ho 40 anni, non so se posso essere considerato un giovane! La cosa interessante è che sono usciti film molto diversi tra loro, nonostante parlino molto di questa terra. Quando giri qui, e sei un autore sardo, inevitabilmente parli della tua terra. Il nostro legame è molto forte e inevitabilmente entra nei nostri film. Io sono scappato a Bologna per studiare, ma poi è iniziato il richiamo.”

recito a casa da sola e mi piace dare emozioni

Come ha vissuto questo periodo con la pandemia?
Mario Piredda: “È un po’ scoraggiante. Vivo a Bologna ma sono tornato in Sardegna dal marzo scorso, e tranne la finestra estiva che mi ha permesso di portare un po’ in giro il film, poi mi sono rinchiuso in casa, come molti, e vivere l’anno forse più importante per la mia vita, quello dell’opera prima che era un mio sogno, stando chiuso a casa, conversando solo su Internet, un po’ mi dispiace.”

Nora, quali sono i tuoi programmi ora?
Nora Stassi: “È un momento molto difficile, sto iniziando a ricevere qualche proposta da diverse parti e inizio a muovermi ora. Per quel poco che si sta muovendo posso ritenermi soddisfatta. Per adesso però è tutto vago, volevo trasferirmi a Roma ma in questo momento non si può, anche mantenere una casa forse non sarebbe facile. Però sono contenta per le proposte che mi stanno arrivando, vuol dire che il film è arrivato dove doveva arrivare.”

E riguardo al tuo tatuaggio sul viso?
Nora Stassi: “È una storia buffa. Ho fatto il primo provino e non avevo questo tatuaggio. E’ passato un mese e non conoscendo i tempi di questo mondo non ho più pensato che avrebbero preso me per fare un film. Quindi non ci pensavo neanche più. E così mi sono fatta questo tatuaggio. Due giorni dopo arriva un messaggio della casting director, dove mi dicevano che ero stata selezionata per un incontro col regista. Ho avvertito di questo tatuaggio in faccia, hanno voluto farmi fare il provino lo stesso. Quando sono arrivata Mario mi ha chiesto perché lo avevo fatto proprio in faccia, e io ho detto che mi piaceva e lo volevo, e non potevo staccarmelo dalla faccia. Mi ha consigliato di non farmi altri tatuaggi, che ci saremmo rivisti. E così ho fatto.”

“Non ho un’attrice preferita. Mi piace studiare gli attori, ma non vedo il loro lato tecnico, li guardo come una spettatrice. Io recito a casa da sola e mi piace dare emozioni.”

“L’agnello” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, edizione 2020-2021.