“Il messaggio universale di ‘Trash’ è cercare una seconda possibilità di vita”

Trash
Un 'director's selfie' durante l'incontro con la giuria

“Il messaggio universale di ‘Trash’ è cercare una seconda possibilità di vita”

Incontro streaming con Luca Della Grotta e 
Francesco Dafano (registi) e Alan Vele (produttore)  
di "Trash"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“L’animazione ha un pro incredibile, che è anche il peggiore contro, ossia la totale libertà, da un foglio bianco, senza partire per forza da una determinata interpretazione.” Questo è quanto ha detto il regista e art director Luca Della Grotta durante l’incontro virtuale il 10 febbraio 2021 con i membri della giuria del Globo d’Oro. Con lui hanno partecipato anche Francesco Dafano (regista e sceneggiatore) e Alan Vele (produttore)

Come siete arrivati a questo film, a questa storia, a questo progetto?
Francesco Dafano: “L’idea embrionale è partita svariati anni fa. Luca partì dalle scatole che venivano gettate via e ne parlò a me e all’altro sceneggiatore Andrea Nobile. L’idea ci è piaciuta, l’abbiamo ampliata non solo ai cartoni e alle scatole che erano le protagoniste, ma a tutti i rifiuti, quindi allargandoci al riciclo e a tutto quel che ha a che fare col rifiuto e alla seconda occasione che si può avere nella vita.”

è un messaggio rivolto al domani, ai bambini

Luca Della Grotta: “Il messaggio in realtà interessava ognuno di noi molto prima del film, soprattutto a me. Inizialmente c’era il senso di sentirsi inutile e cercare una seconda possibilità. Poi volevamo parlare dell’ambiente, trasmettere un messaggio a tutti i bambini che avrebbero poi visto il film. Pensavamo in verità di parlare a tantissimi bambini di tutto il mondo, per questo cercavamo un messaggio universale e questo ci sta particolarmente a cuore. Non è un film solo per bimbi, ma il futuro è in mano loro, dunque se vogliamo inviare un messaggio rivolto al domani deve essere rivolto a loro, che oltretutto stanno dimostrando di saperne più di tutti.”

Perché secondo voi l’Italia non offre molti lungometraggi animati?
Alan Vele (produttore): “Il motivo per non riuscire a produrre prodotti di animazione soprattutto 3D è perché nella cultura latina della produzione c’è minore tendenza ad avere approccio all’audiovisivo. Il gap da noi è questo, l’animazione non lascia nulla al caso, è tutto molto programmato, e quindi ci sono pochi che si cimentano con questa tecnica. Siamo molto contenti perché ad oggi abbiamo collezionato 7 festival internazionali, Shangai compreso, stiamo progettando la serie, quindi lavoro ne abbiamo.”

Qual è la difficoltà maggiore nel realizzare un film d’animazione?
Luca Della Grotta: “Ce ne sono tante, la prima in assoluto è mettere insieme una struttura di produzione basandosi solo su un’idea. Con un film d’animazione non puoi vedere location o scegliere attori, devi partire da zero e creare piccoli tasselli quotidiani. Serve una visione futuristica, che guarda avanti ed è un lavoro che non ti consente di tornare indietro più di tanto. Ogni scena ha un suo sforzo e non puoi neanche vedere come viene, per decidere se è buona o no. La recitazione la facciamo noi, ci immedesimiamo nei personaggi. Questo è lo step più complesso, ma prima di questo ce ne sono tanti e dopo altrettanti. Quindi questo genere di film necessita di una visione complessiva, ogni errore è poi difficile da gestire e tutto dunque deve essere più chiaro possibile.”

Francesco Dafano: “Tutti i fondi qui sono ripresi dal vivo, ogni movimento di macchina su quello che si vede era già tutto deciso prima di fare le riprese, ossia 4 anni fa. Bisogna avere le idee talmente chiare che non si può rischiare di perdere la bussola. Noi poi ci siamo voluti ancorare ad una realtà, che è stata una ulteriore difficoltà.

non posso dire di ispirarmi a pixar

Luca Della Grotta: “Pensate a quanto era pericoloso, ad esempio, spiegare alla troupe che doveva girare le scene, parti di una sceneggiatura complessa che però loro non potevano vedere, dunque dovevano usare solo l’immaginazione, ognuno girava sostanzialmente… il vuoto, il nulla.”

La Pixar vi ha ispirato?
Francesco Dafano: “In realtà una delle ispirazioni maggiori è stata “The Warriors – I guerrieri della notte”, l’ambientazione era molto simile.”

Luca Della Grotta: “Pixar è un nome molto presente nelle nostre vite, inutile negarlo, è una passione, l’innovazione tecnologica mi ha portato ad appassionarmi. Spesso sono stato tra i primi ad andare al cinema a vederli. La Pixar è importantissima per la diffusione del messaggio, ma non posso dire di ispirarmi a loro, io sono nato nel 1981 quindi sono figlio dei cartoni animati giapponesi, degli anime. Oggi verrebbero considerati addirittura violenti o non adatti ai minori, ma è con quello che sono cresciuto.”

I film di animazione permetteranno di esplorare ambiti diversi rispetto a quelli più tradizionali con attori umani?
Francesco Dafano: “A me non piace dividere i generi, mi piace considerare i film per quello che sono, se c’è una grande messa in scena, un buon prodotto, non vedo limiti per un film con attori o  d’animazione.”

Luca Della Grotta: “Se si vuole raccontare una storia e lasciare un ricordo nella mente dello spettatore non importa molto se lo si fa con l’uno o l’altro genere. “Trash” stesso è un ibrido dei due linguaggi, ambientato in un luogo reale, brutto, sporco e cattivo. Era un modo per raccontare una storia e che ci è sembrato il più adatto per raccontarla.”

Credete che le difficoltà poste dalle restrizioni del Covid alle riprese tradizionali con attori ‘reali’ (distanza, tamponi) potrebbe rappresentare un’opportunità per produrre più film di animazione, dove questi problemi non ci sono?
Luca Della Grotta: “Se analizziamo quello che succede nel mondo vediamo che è già così. Anche i commercial in tv sono stati realizzati in questo modo, con motion graphic e così via. A quanto pare tantissime realtà vi stanno facendo ricorso. Noi ci siamo ritrovati in questa situazione di pandemia solo alla fine del nostro lavoro, il momento dunque forse peggiore, tra l’altro il lavoro è durato 4 anni, se dovessimo iniziare adesso arriveremmo a pandemia finita. La chiusura delle sale, delle gite, ha sicuramente rallentato tutto – e non voglio dire bloccato per speranza – in attesa di tempi migliori.”

Per chi di voi ha lavorato sia in film “tradizionali” e nell’animazione, quali sono pro e contro dell’uno e dell’altro?
Luca Della Grotta: “Parlo per me, ho lavorato con l’aspetto reale facendo supervisione di effetti visivi ma è la prima volta che mi trovo ad avere totale libertà nel prendere decisioni. Sicuramente l’animazione ha un pro incredibile, che è anche il peggiore contro, ossia la totale libertà, da un foglio bianco, senza partire per forza da una determinata interpretazione. Lavorando dal vivo, per motivi di budget o di tempi si tralasciano determinate cose, anche il tempo stesso che può essere dato ad un attore per girare una scena, che non sempre si può avere, o concedere. Credo anzi che un attore non abbia mai a disposizione, per tanti motivi, il tempo giusto e necessario per fare una scena in un certo modo. L’animazione invece ti porta a trovarlo, quel tempo necessario, e ci arrivi solo step by step.”

l’Italia è molto affezionata all’animazione, da parte del pubblico, non dell’industria

I film d’animazione sono considerati ancora cartoni animati, a livello culturale?
Luca Della Grotta: “Vorrei abbracciare chi fa questa domanda. Diciamo che l’Italia è molto affezionata all’animazione, ma purtroppo solo da parte del pubblico, da parte dell’industria della produzione no.”

Francesco Dafano: “A proposito di location, non volevamo che Roma fosse immediatamente riconoscibile, il quartiere Coppedè non è conosciuto come altri luoghi noti, non è il Colosseo, per capirci. Il set volevamo fosse più internazionale possibile, anche perché non ci interessava parlare della gestione rifiuti in questa città in particolare. Anche se siamo romani tutti e due, e ci conosciamo da 11 anni ormai.”

Luca, parlaci dell’animazione fatta per “Il Divo” e “La grande bellezza”, che ti sono valsi due David di Donatello.
Luca Della Grotta: “Il David degli effetti per “Il Divo” non era mio in senso stretto ma della società per cui lavoravo. Quel film mi sta particolarmente a cuore, è stato il mio primo film, dunque ne serbo ricordi meravigliosi ma anche confusi, sono stato nel panico per tutta la lavorazione, ero l’ultima ruota del carro. Mi occupai quasi esclusivamente della parte di motion graphic, le uccisioni iniziali, con le scritte in rosso, che sbucavano fuori dalle persone e dalle scene, se vi ricordate. Nel film c’erano comunque tanti effetti, quando il film funziona e gli effetti pure, questi ultimi non si vedono. Noi non siamo americani, non facciamo vedere una cosa palesemente finta. È narrativa poetica. Invece ne ‘La Grande Bellezza’ mi sono occupato di tutti gli animali digitali nel film, dalla giraffa ai fenicotteri finali, al cane, tutti.“

 

“Trash, la leggenda della piramide magica” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, edizione 2020-2021.