“I registi di ‘Spaccapietre’ sono come Sandra e Raimondo”

Spaccapietre
Un duo-selfie di Gianluca e Massimiliano De Serio durante l'incontro virtuale

“I registi di ‘Spaccapietre’ sono come Sandra e Raimondo”

Incontro streaming con Gianluca e Massimiliano De Serio (registi) 
e Salvatore Esposito, Licia Lanera (protagonisti) 
e Alessandro Borrelli (produttore) 
di "Spaccapietre"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“Per vendere il film in Cina ci hanno chiesto di tagliare una parte della scena del cinghiale, o non sarebbe stata proiettata.” Questo è quanto ha detto il produttore Alessandro Borrelli durante l’incontro virtuale il 20 gennaio 2021 con i membri della giuria del Globo d’Oro. Al meeting era anche presente l’attori Salvatore Esposito e Licia Lanera e naturalmente i fratelli De Serio, i registi di Spaccapietre”.

Quale ricordo vi è rimasto impresso durante la lavorazione?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “sicuramente la fine delle riprese, perché tutto è stato faticoso. La scena della cava è stata girata per ultima, c’è stato un abbraccio cumulativo, eravamo pieni di polvere, e sembravamo clown che piangevano dalla gioia.”

Salvatore Esposito: “È stato un grande viaggio, nei sentimenti e nelle emozioni, nei personaggi così complessi e umani, alle prese con traumi così grandi. Abbiamo raccontato una storia che non era legata solo al territorio, la schiavitù avviene in qualsiasi parte del mondo e va avanti da sempre.”

Alessandro Borrelli (produttore): “La ricostruzione della baraccopoli dove vivevano i lavoratori è stata fatta grazie ad un lavoro immenso e mi piace ricordarlo.”

Come nasce la storia di “Spaccapietre”?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “La nostra storia personale si è intrecciata con le tante storie passate e recenti, di sfruttamento nel sud Italia. Nel 1958 nostra nonna, incinta tra l’altro di due gemelli, morì dopo una giornata di duro lavoro nei campi. Tanti anni dopo abbiamo letto la storia  di Paola Clemente, 40 anni, che morì proprio nei campi, di fatica, e l’abbiamo subito associata alla figura di nostra nonna, abbiamo iniziato a leggere, ci siamo documentati coi quotidiani, abbiamo visto come queste vicende non accadano solo a extracomunitari ma anche a italiani. Siamo andati in Puglia, in Basilicata, per scoprire i ghetti anche più nascosti, invisibili al passante, poi abbiamo conosciuto anche alcuni braccianti che per fortuna stavano uscendo da queste condizioni di sfruttamento, alcuni li abbiamo anche presi come comparse.”

Molto toccante la scena di Rosa quando squarcia il cinghiale e soprattutto la scena seguente di quando viene investita da un getto d’acqua. 
Alessandro Borrelli: “Pensate che per vendere il film in Cina ci hanno chiesto di tagliare una parte di quella scena, o non sarebbe stata proiettata.”

Spaccapietre
Il produttore Alessandro Borrelli

Licia Lanera: “Il cinghiale era vero, non c’era alcun effetto speciale, puzzava anche tantissimo. È stata faticosa anche la ripetizione della scena, l’acqua addosso, la posizione animalesca che ho dovuto assumere, è stato tutto molto doloroso, ma l’ho fatto anche con grande gioia.”

Il vostro è un nuovo cinema neorealista?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “In parte è vero, ma poi l’obiettivo è arrivare anche ad una sfera più onirica, dove la promessa assurda fatta dal padre al figlio può perfino avverarsi, ossia ritrovare la madre morta.”

Salvatore Esposito, come hai interpretato il personaggio?
Salvatore Esposito: “Giuseppe è un personaggio difficile da interpretare, scritto benissimo dai ragazzi ma che aveva tantissimi movimenti interni, come avesse un motore tutto suo interiore, doveva nascondere tante cose al figlio e agli altri. Giuseppe lo definisco nella prima parte del film un imploso, una vittima che ha portato sulle spalle il peso di tutto quello che gli è accaduto e che nel sacrificio finale riesce a esplodere e a regalare al figlio quello che non avrebbe saputo mai regalargli. Insieme ai De Serio abbiamo costruito insieme questo personaggio, coi suoi silenzi, i suoi respiri, il peso che aveva nel portare questo dramma e la voglia di regalare questo sogno al figlio. Abbiamo avuto la fortuna di lavorare con troupe splendida, il trucco è stato bellissimo, difficile portare una lente a contatto e quindi da un occhio non ci vedevo, io lo tenevo chiuso per dare appunto questa impressione.”

Com’è stato lavorare con un attore così giovane?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “Per noi una grande scoperta, Samuele non ci ha mai dato un problema sul set. Anzi, dava proposte ed era sempre molto concentrato. Aveva stabilito un grande rapporto di complicità con la troupe, non abbiamo mai dovuto rifare una scena per colpa sua, più facile che dovessimo rifarla perché avevamo sbagliato noi qualcosa. Abbiamo girato tantissimo per trovare Antò, Samuele era uno dei primi che avevamo visto, era come se fosse già un attore, di soli 9 anni. Con una memoria oltretutto incredibile: lo abbiamo rincontrato mesi dopo, e ancora si ricordava le sue battute.”

Licia Lanera: “Lavorare con Samuele è stato come lavorare con un adulto, ma senza le paure tipiche di noi adulti, che temiamo di sbagliare. Lui non aveva timori, e andava dritto. Era come un adulto con super poteri.”

 
Salvatore Esposito: “Un’assoluta risorsa per tutti noi, Samuele. Non era un film facile per noi adulti, figuriamoci per un ragazzino, che aveva fatto piccole cose ma che si cimentava nel suo primo grande ruolo. Personaggio oltretutto chiave, quando l’ho incontrato ed eravamo sul punto di scegliere Antò non abbiamo avuto dubbi. Era bravissimo nell’interpretare tutti gli stati d’animo, tutti i sentimenti: una risorsa davvero da non perdere.” 

È stato un film di denuncia, ci sono state reazioni da parte di persone che vivono questa tragica realtà? 
Gianluca e Massimiliano De Serio: “Era previsto un incontro con la ministra Bellanova, che aveva visto il film e voleva confrontarsi con noi, ma poi c’è stata la crisi e non se ne è fatto nulla. La maggior parte delle comparse era di origine africana e balcanica, sono braccianti ed ex braccianti.”

 
“Sono capitati momenti anche paradossali durante le riprese, ad esempio c’era un caporale afgano, una persona che per tanti anni ha vissuto in una baraccopoli. E quando manda via Giuseppe e Antò che volevano la paga giornaliera, ci ha detto che era molto peggio la realtà che aveva vissuto lui. La violenza è all’ordine del giorno in queste situazioni, ce lo hanno raccontato, così come tante associazioni di volontariato che si occupano di aiutare i braccianti.”

Alessandro Borrelli: “Ovviamente il nostro è un film di denuncia, e da quando è uscito ho letto tante altre notizie di cronaca su fatti simili, incendi nelle baraccopoli e cose del genere.”

Nelle baraccopoli ci sono anche lavoratori italiani, come nel film?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “Tantissimi italiani, e soprattutto donne, che facevano la spola tra la casa e i campi ogni notte. Abbiamo parlato con loro, nei campi e nel paese dove vivevano. Nei campi abbiamo incontrato tanti italiani che lavoravano con gli africani. Nelle baraccopoli però ce ne sono pochi, noi ne abbiamo incontrato uno che tra l’altro era l’unico a viverci.”

Salvatore, sei conosciutissimo per Gomorra: non pensa che un ruolo simile condizioni la carriera di un attore, visto che il suo nome è indissolubilmente legato a Genny Savastano?
Salvatore Esposito: “No, non mi condiziona. Ho la fortuna di partecipare ad una serie italiana che negli ultimi dieci anni ha cambiato il modo di fare serialità in Italia, molto apprezzata all’estero, abbiamo avuto tanti riscontri dai giornalisti stranieri. Sono e sarò sempre grato a chi mi ha dato la possibilità di interpretare questo ruolo, poi starà a me fare altri ruoli giusti, creare personaggi sempre diversi, ciò che fa la differenza è il riscontro che ottiene un progetto, che sia cinema o serie tv, più ha riscontro il progetto più ne ha il personaggio che viene sempre più ricordato. Comunque se verrò ricordato per Genny Savastano per me è solo un piacere.”

Quanto tempo avevate per le riprese?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “Avevamo 5 settimane ed eravamo un po’ stretti in effetti, ma ci ha permesso di concentrarci molto. È stato un film in continuo movimento, abbiamo sperimentato vari macchinari che ci hanno consentito di fare tanti e diversi movimenti.

Gianluca De Serio: “A me è venuta l’ulcera, o una specie di ulcera, somatizzo molto.

Salvatore Esposito: “Dovrebbero fare un film su Gianluca, ogni volta che arrivava sul set, ogni singolo giorno, c’era qualcosa che non andava, un giorno era il mal di schiena, un altro il mal di stomaco, si alzava una leggera brezza e gli veniva subito la sciatica.”

Com’è stato lavorare con due registi?
Salvatore Esposito: “Era la prima volta che mi capitava, ma avevano una visione comune delle cose, e quando li facevo riflettere su alcuni aspetti, e non erano d’accordo tra di loro, si ragionava e ci si confrontava molto spesso, soprattutto parlavano tra di loro. Per me conoscerli è stato un vero piacere.”ù

Licia Lanera: “L’alchimia della coppia era particolare e molto preziosa, poi se gemellare è incredibile. Non avevo mai fatto cinema prima, sono contenta dei risultati e mi sono sentita “benedetta” da questa alchimia. Giocano un po’ a Sandra e Raimondo, a poliziotto buono e poliziotto cattivo, ecco i ruoli sono questi tra loro due.

Com’è andato il film all’estero?
Alessandro Borrelli: “È un momento molto complicato per la vendita all’estero, questo anno definirlo infausto è dire poco, in alcuni Paesi abbiamo venduto ma bisogna aspettare.”

Vi siete ispirati al dipinto di Courbet “Gli Spaccapietre”?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “Gli Spaccapietre sono sempre stati una figura guida per il film e per il nostro scenografo, l’omonimo quadro di Courbet ci ha sempre affascinato, si vedono un ragazzino e un adulto che fanno lo stesso mestiere, stretti in un panorama che pare stringerli, soffocarli. La scelta di un mestiere che non esiste più è stata una guida per noi.”

Prossimo film? Avete pensato a un sequel di questo?
Gianluca e Massimiliano De Serio: “Non c’entrerà nulla con questo, non abbiamo minimamente pensato a un sequel, ma parlerà delle radici dello sfruttamento dei migranti.

Salvatore Esposito: “Da due registi come Gianluca e Massimiliano la normalità è qualcosa di astratto, non chiedetegli di fare un film normale!”

Salvatore Esposito: “Non vediamo l’ora di tornare nelle sale, si sta mettendo un po’ troppo all’angolo l’arte, che sia il cinema, o la musica, a volte dimentichiamo di quanto tutto questo sia un alimento per la nostra, speriamo davvero che tutto questo finisca presto.”

“Spaccapietre” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, edizione 2020-2021.