“Cosa sarà è un meraviglioso inno alla vita”

“Cosa sarà è un meraviglioso inno alla vita”
'Selfie' di Francesco Bruni con il troupe, durante l'incontro online

“Cosa sarà è un meraviglioso inno alla vita”

Incontro streaming con Francesco Bruni (regista) e 
Lorenza Indovina, Giuseppe Pambieri e Fotinì Peluso (protagonisti) 
di "Cosa sarà"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“È vero che le donne hanno diritto ad essere fragili e sensibili, ma lo rivendichiamo anche noi questo diritto.” Questo è quanto ha detto il direttore Francesco Bruni durante l’incontro virtuale il 23 decembre 2020 con i membri della giuria del Globo d’Oro. Al meeting era anche presente l’attori Lorenza Indovina, Giuseppe Pambieri e Fotinì Peluso (in più un breve intervento da parte di Raffaella Lebboroni).

È un film basato su una storia vera o è totalmente inventata?
Francesco Bruni: “È stata una esperienza di vita vissuta, da me personalmente, tra il 2017 e il 2018, poi su questa base qualcosa ho dovuto inventare. Sono stato malato della stessa malattia di Bruno Salvati, anche se il mio percorso medico è stato più lineare e più semplice. Il nome del protagonista non è un caso: diventa “Bruni salvato”, insomma parla di me.”

Quanto cè di Mattia Torre nel film?
Francesco Bruni: “Spero ci sia il suo spirito. Con Mattia siamo stati ricoverati contemporaneamente, anche se in due ospedali diversi, e ci sentivamo spesso per telefono, sfortunatamente lui ha avuto una ricaduta che gli è stata fatale, ma ricordo le risate che mi faceva fare al telefono, e la sua compagnia, facevamo gara a chi stava peggio.”

Quanto c’è di autobiografico nel film?
Francesco Bruni: “Come ho detto ne sono uscito tramite un trapianto di staminali, grazie a mio fratello.”
Lorenza Indovina: “Io direi che c’è anche una certa somiglianza con l’attore protagonista, Bruni e Kim Rossi Stuart sono due gocce d’acqua!”

Le donne non sono forti, ma sono costrette ad esserlo

Nel film vediamo uomini fragili e donne molto forti. Era casuale o voleva rispecchiare una realtà?
Lorenza Indovina: “Per quanto mi riguarda e per come ho lavorato sul mio personaggio, si tratta effettivamente di una donna forte, ma più che forza ha centralità, è una donna che ha trovato un suo centro e non vive fuori equilibrio, fa dunque scelte precise, affronta le cose con determinazione. Conosce il marito, e sapendo che si piange un po’ addosso cerca di farlo reagire, con ironia e prendendolo un po’ in giro, per farlo riprendere dal torpore e dalla paura di morire. Detto ciò, le donne non sono forti, ma sono costrette ad esserlo e si sono anche un po’ stancate! Siamo fragili, lo vediamo col personaggio di Fotinì, che ritengo tra le migliori giovani attrici del momento, in assoluto, nei dialoghi col padre quando gli dice che non ce la fa più ad essere forte, e crolla, anche arrabbiandosi molto.”

Fotinì Peluso: “Lo dico e lo ripeto, ringrazierò sempre Francesco per avermi fatto dire quelle cose, quando sentiamo di dover essere sempre forti senza mai cedere, sembra un cliché ma è vero, le donne devono sempre sgomitare il doppio, anche nelle relazioni interpersonali. Non bisogna trascurare nemmeno la propria sensibilità, il mio personaggio a un certo punto si arrabbia per non poter vivere la propria età, io mi ci sono ritrovata davvero tanto.”

Lorenza Indovina: “Non a caso la migliore statista d’Europa in questo momento è Angela Merkel, e sempre non a caso è una donna. Con la pandemia lo sta dimostrando pienamente.”

Giuseppe Pambieri: “Sono d’accordo sul fatto che le donne siano più forti, rispecchia una grande verità. In questo film le donne sono assolutamente superiori agli uomini, io ho un personaggio fragile e un po’ superficiale, va in giro per il mondo, ma alla fine prova affetto per il figlio e riesce a riscattarsi. Francesco è un regista eccezionale, riusciva a ottenere sempre quello che voleva senza imporsi, perché ha carisma.”

Francesco Bruni: “È vero che le donne hanno diritto ad essere fragili e sensibili, ma lo rivendichiamo anche noi questo diritto. E il sottotitolo di questo film è proprio questo, vogliamo cedere il comando delle operazioni, abbiamo un #metoo a nostra volta fatto di sensibilità, di fragilità, vogliamo anche essere deboli, all’occorrenza. Il personaggio di Bruno è il più debole di tutti.”

Come è stata ottenuta tanta drammaticità nel film?
Francesco Bruni: “Era insita nella storia, ed era rappresentata da me stesso sul set. Tutti sapevano quello che avevo attraversato e che ancora non mi fa sentire al sicuro. Quindi in qualche occasione li ho spinti ad essere più leggeri. Kim Rossi Stuart ad un certi punto mi ha anche chiesto: “Ma quindi posso anche far ridere?” e gli ho risposto “Non puoi, devi!” ”

La scena della proiezione all’ospedale comè nata?
Francesco Bruni: “Sapevo che al Gemelli c’ra una sala del genere, io dalla mia stanzetta d’ospedale vagheggiavo di poterla fare lì, purtroppo è rimasta solo una fantasia, l’ho comunque messa in scena. Altre cose prese dalla realtà sono mia moglie, che però nel film impersona la dottoressa.

Non è stata una sfida, ma una terapia

Raffaella Lebboroni: “Quello della dottoressa è un personaggio che fa da ago della bilancia, è esterna, non ha un rapporto diretto col protagonista. I ruoli rimangono così più definiti, non ci si da’  del tu, dare del lei è anche una forma di rispetto, inoltre consente di non avvicinarsi troppo, e tra medico e paziente è necessario. Tra l’altro il mio è un personaggio molto brusco, Bruno il protagonista è un lagnone, narcisista, la dottoressa lo ha capito e decide di non indugiare troppo e di farlo reagire.”

Si è trattato dunque di una sfida, di un riscatto?
Francesco Bruni: “Non è stata una sfida, ma una terapia. I miei attori sanno quanto ho sentito emotivamente questo film. Fotinì mi ha fatto piangere due o tre volte, rivivevo scene vissute, anche per superarle emotivamente.”

La famiglia reale somiglia a quella nel film?
Francesco Bruni: “Il personaggio di Fotinì ha molto di Irene, mia figlia, sono anche amiche, mio figlio non c’è ma il ceto familiare è quello.”

“Cosa sarà è un meraviglioso inno alla vita”

Fotinì Peluso: “Io Irene l’ho conosciuta e l’ho molto studiata e osservata, ho pensato che la sceneggiatura fosse molto chiara ed espressiva. C’è stato un trasporto notevole sul set, la presenza di Francesco e la responsabilità che sentivamo noi tutti i mettere in scena una storia vissuta, è stato un flusso che seguivo, dalla sceneggiatura alle indicazioni altrettanto chiare di Francesco. Anche lo sviluppo del mio personaggio è avvenuto in modo del tutto naturale.”

Bruni, lei è molto legato anche a Livorno.
Francesco Bruni: “Sì, anche se sono di Roma la città cui sono più legato è Livorno, la trovo bellissima e la racconto ogni volta che posso, come è accaduto anche lavorando con Paolo Virzì. A Livorno sembra di essere a Cuba in qualche modo, è una città comunista.”

Il titolo del film doveva essere “Andrà tutto bene” poi è diventato slogan nella pandemia ed è cambiato.
Francesco Bruni: “Dovevamo uscire a marzo con questo titolo, poi la frase è diventata uno slogan, anche troppo inflazionata, e abbiamo deciso di cambiargli nome. Siamo stati in sala un giorno o poco più purtroppo, dopo la Festa del Cinema di Roma siamo tornati al cinema giusto poco prima della chiusura. Speriamo però di tornarci.”

Fotinì lei per metà è greca, quando ha iniziato la sua carriera? E parla greco?
Fotinì Peluso: “Io parlo benissimo greco, tutta la mia famiglia era in Grecia, da parte di madre, e vivono ancora lì, andavo a trovare mia nonna molto spesso. Ho iniziato questa carriera a 17 anni in una serie di Francesca Archibugi, mi divertiva e ho continuato, Francesco Bruni mi ha aiutato tanto. Attualmente ho appena finito di lavorare a Bologna ad un progetto della Compagnia del Cigno. Ho smesso di suonare pianoforte, con mio grande rammarico, era l’unica cosa che mi faceva mantenere la concentrazione, ero iperattiva da piccola, i miei compositori preferiti sono Beethoven e Schumann.”

Non abbiate paura di vederlo, se ne esce bene, tranquilli!

E la colonna sonora del film?
Francesco Bruni: “La colonna sonora è di Racthev e Carratello, che hanno svolto un ottimo lavoro perché a me non piace una musica troppo invadente nel film, per il resto i montatori sono stati abilissimi a posizionare in certe scene alcune canzoni, come “Perfect Day” di Lou Reed (per la scena della rasatura di Kim Rossi Stuart), ci è costato una fortuna ma l’abbiamo voluta mettere, e sulla canzone finale c’è stato molto dibattere, alla fine ha vinto la versione di Morgan di “Altrove” che ha una bellissima apertura, il desiderio del personaggio di aprirsi al mondo e di rimettersi in viaggio, una scelta che mi rende molto felice alla fine.”

Lorenza Indovina: “Tengo molto a dire che il film di Francesco è un meraviglioso inno alla vita, e in questo momento mi fa commuovere anche solo pensarci. La dichiarazione d’amore a Raffaella, sua moglie, è qualcosa di mai visto. Racconta il rapporto di quest’uomo con la sua donna, prendendosi in giro, e questo ne fa un film di grande spessore.”

Francesco Bruni: “Il film fa anche ridere, ha una sua leggerezza, tanti hanno paura di angustiarsi, poi quando alla fine lo vedono ne escono leggeri, non abbiate paura di vederlo, se ne esce bene, tranquilli!”

 

“Cosa sarà” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia, edizione 2020-2021.