Paradise è “come un grande western ambientato sulla neve”

“Come un grande western ambientato sulla neve”
© Giovanni Calcagno

Paradise è “come un grande western ambientato sulla neve”

Incontro streaming con Davide Del Degan (regista) e 
gli attori Nemolato e Calcagno
di "Paradise - Una nuova vita"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“Il luogo d’ambientazione potrebbe essere un paradiso ma in realtà è un inferno,” ha detto il regista Davide Del Degan durante l’incontro virtuale il 16 dicembre 2020 con i membri della giuria del Globo d’Oro. Oltre al regista, erano presenti (da casa loro) gli attori Vincenzo Nemolato e Giovanni Calcagno.

Un tema trattato in modo molto serio, anche se in modo ironico, può raccontarcelo?
Davide Del Degan: “Il tono leggero del film ci ha aiutato a raccontare alcune evidenti surrealità, l’ambiguità che accompagna la nuova vita di queste persone che sono eroi, ma che purtroppo non vengono trattati come tali. Vincenzo compie una scelta basata sui suoi valori morali, per ambire a qualcosa di diverso per la sua vita. C’è dramma, tragedia, momenti di tensione ma anche leggerezza per voler sorvolare su tutto. Lo spettatore viene più volte spiazzato e portato dove lui non si aspetta.”

È anche un atto d’accusa verso questi programmi di protezione testimoni spesso non perfetti?
Davide Del Degan: “Assolutamente sì, di fatto la vita di queste persone viene sconvolta, il programma che si prende cura di loro non lo fa in maniera completa, e non garantisce tutto ciò che promette inizialmente. Il mio protagonista mi piace molto perché è fatto di contrasti, ha forza ma anche viltà, alcune scelte le compie quasi scappando, e quando viene abbandonato da tutto e da tutti capisce che deve fare da solo, agire da solo e sporcarsi anche le mani, perché di fatto il programma non lo sta più aiutando, e anzi lo abbandona.”

le granite in montagna non si possono vendere

Ma una vicenda del genere può accadere davvero nella realtà?
Davide Del Degan: “Elementi forti, stridenti e assurdi come quelli che abbiamo raccontato, ci possono anche stare. Vuoti di percorso che causano situazioni anche pericolose. Noi ovviamente abbiamo estremizzato, ma purtroppo può accadere.”

Come vi è venuto in mente unambientazione così?
“È la surrealità del programma di protezione, una delle regole che si pone è garantire il tenore di vita passato e quindi poter continuare anche il lavoro che si faceva nella vita precedente, garanzia che invece, nella realtà, non viene quasi mai mantenuta. Quindi già dalle prime scene del film abbiamo subito dimostrato che una persona può passare dai calori della Sicilia alle montagne, ma comunque cerca di non mollare, perché per lui la Sicilia è importante, la ama e non vuole abbandonarla. Poi prenderà coscienza che dovrà per forza abbandonare il suo amore: le granite in montagna non si possono vendere.”

La comunità friuliana esiste davvero, è di cultura germanofona

Il film è uscito in sala?
“Il film è andato in sala, sottotitolato in italiano perché c’era la voglia di mantenere la Sicilia presente anche se l’isola, in sé, non si vedeva quasi mai. Inoltre per la maggior parte delle zone d’Italia quel dialetto siciliano è difficile se non impossibile da comprendere, per cui lo abbiamo sottotitolato. La comunità friuliana esiste davvero, è di cultura germanofona, parlano carnico, saurano che è un tedesco del 1300 parlato sin dai loro avi, poi italiano e sloveno perché siamo vicini al confine. È una storia che si prestava ad un gioco di luci, infatti ci abbiamo giocato molto con Debora Vrizzi, direttrice della fotografia, e lavorato tanto a questo elemento narrativo.”

Giovanni Calcagno: “Il luogo d’ambientazione potrebbe essere un paradiso ma in realtà è un inferno, per quello che i protagonisti sono costretti a passare, ma è proprio nel freddo e nel gelo che i due ritrovano una seconda occasione di vita. Al di là dei risvolti sociali c’è qualcosa di tragico in questa commedia, che abbiamo reso lievi, ma il vero nodo è l’incontro con se stesso attraverso l’altro.”

Davide Del Degan: “c’era la voglia di provare qualcosa di nuovo, di metterci in gioco con generi diversi, a me personalmente piace la commedia all’italiana, ma anche film più nordici, senza citare opere e registi famosi, in questo senso c’era la voglia di utilizzare tutti questi elementi per provare a raccontare meglio una storia, avvicinare questi personaggi e la loro storia così delicata.”

Sono molto affezionato ai personaggi un po’ borderline

Come ha lavorato al suo personaggio?
Giovanni Calcagno: “Sono molto affezionato ai personaggi un po’ borderline, questa divisione un po’ con l’accetta tra buoni e cattivi, puri e impuri per me non esiste. E’ scritta nel personaggio la possibilità di una redenzione, tutti i grandi santi sono stati spergiuri, hanno fatto cose efferate, e anche il mio personaggio sperimenta la possibilità di una nuova vita. Questo è un film molto arcaico e pre giuridico: alla fine del film si compiono atti perseguibili penalmente, come il rapimento di una minorenne, ma nessuno se ne accorge perché dentro ognuno di noi abbiamo ha un senso prearcaico di giustizia, e capiamo che è la cosa giusta da fare.”

Come interpretare il personaggio del prete e la passione per la danza?
Davide Del Degan: “Abbiamo visto che effettivamente quel ballo in zona è danzato da centinaia di persone. Geograficamente Sauris e Sappada sono distanti una vallata. Il nostro prete lo vediamo come un uomo che non è capace di abbandonare questa sua passione completamente nonostante l’amore che professa per dio, e sceglie questa valle dove può mantenere questo doppio amore, anche contrastante e che spesso mette a dura prova la fede di tutti.”

 “Come un grande western ambientato sulla neve”
© Vincenzo Nemolato

Quali sono state le difficoltà del film?
Vincenzo Nemolato: “Il film lo abbiamo girato durante una delle più grandi tempeste degli ultimi 20 anni, c’era neve ovunque, un vento terribile, quindi difficoltà climatiche tremende, noi siamo gente del sud e soffrivamo molto il freddo, i nostri neuroni si muovevano davvero poco. Invece la prova del ballo è stata divertente, non ci ha impensierito molto.
Il clima comunque ci ha aiutato a rendere maggiormente l’idea dell’isolamento di Calogero e la differenza geografica da dove proveniva.”

Giovanni Calcagno: “Un film talmente preparato bene da Davide, che al di là delle intemperie con corde e scarponi è stato un bellissimo passepartout.”

Vincenzo Nemolato: “Io sono napoletano, per me c’era lo scoglio tecnico del siciliano, ma appunto siamo arrivati preparati, grazie al regista. Siamo arrivati sul set che sentivamo di conoscere bene la storia anche dal punto di vista tecnico.”

Giovanni, come ha preparato il personaggio, un duro con tante sensibilità?
Giovanni Calcagno: “Sono stato molto diretto da Davide, è stato uno degli incontri più belli dal punto di vista artistico. Èstato anche qualcosa di involontario, dovevo conoscere questo personaggio, empatizzarci.”

Davide Del Degan: “Abbiamo immaginato il film come a un grande western, anche se ambientato sulla neve. Le sospensioni, i giochi di luci, le pause, sono stati tutti giochi di equilibrio che erano anche la difficoltà maggiore del film.”

Vincenzo Nemolato: “La scena della cena è già diventata un cult. L’abbiamo fatta un po’ scoprendola durante la giornata sul set e provata nelle varie versioni, per me era onestamente difficile trattenere le risate.”

Giovanni Calcagno: “Quella scena è stata girata con inquadratura grande per capire l’ambiente, era una specie di teatrino, come se stessimo recitando davvero in un teatro.”