Stefano Mordini: ” Stiamo lavorando di più, la gente a casa ha bisogno di contenuti.”

Il regista a casa sua durante il meeting con la giuria.

Stefano Mordini: ” Stiamo lavorando di più, la gente a casa ha bisogno di contenuti.”

Incontro streaming con Stefano Mordini (regista)
di "Lasciami andare"
In concorso per il Globo d'Oro 2020-2021

 

“Stefano Accorsi è un personaggio che vuole andare avanti, lasciar andare, da qui il titolo che sembra una richiesta del protagonista stesso,” ha detto il direttore Stefano Mordini durante l’incontro virtuale il 2 dicembre 2020 con i membri della giuria del Globo d’Oro. Il regista ha parlato del film, che è basato sul racconto dello scrittore americano Christopher Coake, del fascino di Venezia e del fatto che la verità e la truffa del film vanno insieme.

 

Com’è nato il titolo? “Quando mi hanno proposto questo titolo mi è sembrato interessante, come se spostasse il tiro, quasi fosse una richiesta del protagonista di lasciar andare.”

Si ritorna dalla morte? “La domanda si può tornare non è giusta, perché analizzando il tempo, noi ci troviamo in questo momento. Posso partire dalla mia esperienza personale: io soffro di epilessia, con l’età questa cosa si è messa a posto, ma ho dei ricordi di quando mi staccavo da me, ricordi molto chiari di questo, dunque essere in uno stesso momento in due momenti spazio temporali diversi è una cosa che mi appartiene. Non mi approfitto della mia storia personale, ma leggendo “You came back” ho voluto portare questa dimensione.”

Il film è fedele al romanzo? “Inizialmente il film doveva essere ambientato in un paesino di montagna, immerso nella neve. Non è fedele al racconto, ma il personaggio di Perla, una millantatrice, è vera, ma in una politica più statunitense.

Per me Venezia quando ero giovane che ci ero stato, abitavo in una casa dove si rifletteva da fuori, come in una camera oscura, proprio come nel film. Ricordando e pensando alle immagini che potevano sovrapporsi nel tempo Venezia era la città giusta, per le immagini. È anche un film materno per me.”

La fine dell’acqua alta metterà fine all’appeal di Venezia? “Il flusso delle maree rimarrà tali, il Mose bloccherà gli eccessi ma non totalmente, io avevo detto alla mia troupe, noi lavoreremo anche con l’acqua alta, non ci fermeremo, eravamo comunque pronti a girare, secondo me il Mose non toglierà l’appeal alla città, anzi, con l’acqua alta finirebbe per non esserci più una città, quindi ben venga.

Ci siamo divertiti con Valeria Golino a inventare il personaggio, lei inventa molto, vedi le ultime parole del personaggio, sono una sua invenzione, abbiamo giocato sulla nostra fiducia reciproca e su dove poteva portarci il personaggio.”

Com’è andato il festival di Venezia? “Ho raccolto tutta la felicità e la leggerezza di un festival che si compiva in un momento così difficile. Quindi bellissima esperienza, tutti erano felici che fosse l’ultimo film, ho sentito persone felici e leggere attorno a me. Resistere in quel modo era importante e lo hanno fatto bene.

Se uno spettatore dice “mi colpiscono” alcune cose del film, la verità è che racconto della truffa e del film vanno insieme, ciò che sembra importante poi diventa superfluo. È vero che il personaggio di Perla arriva dall’alto e rompe le regole, ma fa succedere qualcosa.

Anche il personaggio di Perla porta comunque unione e non disunione, ci sono tre donne molto forti che dicono all’uomo cosa fare, in sostanza. Per quanto riguarda il cast, tutte attrici eccezionali e brave.”

Prossimi progetti? “Ho lavorato a “La scuola cattolica” durante la pandemia. Il produttore ha insistito perché preparassi questo film, questa estate il problema non sembrava quello che è oggi, a Venezia infatti stavo ancora girando, il produttore voleva ci sbrigassimo perché immaginava che a novembre saremmo finiti a questo punto.

Sul futuro del cinema non credo si possa separare il cinema da quella che è la vita sociale di un popolo, se non si può mangiare fuori non si può andare nemmeno al cinema, è legato dunque al resto della realtà, nel mondo digitale invece stiamo lavorando ancora di più di prima, perché la gente è più a casa e ha bisogno di contenuti. Il digitale anzi ne chiede anche troppi, di contenuti, ma non aggiungo altro su questo pensiero. Spero che si tornerà al cinema perché vorrà dire che la gente può incontrarsi di nuovo.”

La performance di Stefano Accorsi è molto piaciuta. “Credo che al di là del merito del regista gli attori portano la loro memoria, Stefano stava bene in questo personaggio, lo vestiva bene, e lo ha saputo vivere molto bene. È un personaggio che vuole andare avanti, lasciar andare, da qui il titolo che sembra una richiesta del protagonista stesso.

È difficile girare a Venezia, perché Venezia ti schiaccia. Improvvisamente vedi la bellezza e vorresti raccontarla, farla vedere. Io ho sempre detto “Trattiamola come Milano, Roma”, ossia con le persone che vanno a lavorare, nella normalità, ed è molto difficile da fare, perché è come se Venezia ti dica “Guarda che sono molto più bella di come mi stai riprendendo”, ed ho cercato di resistere al suo richiamo.”

“Lasciami andare” partecipa al premio cinematografico Globo d’Oro dell’Associazione della Stampa Estera in Italia.